Mareggiata e maremoto: differenze e allertamento

Mareggiata e maremoto sono due eventi marini con origine e fenomenologia differenti che possono causare danni anche ingenti sulla costa. In Emilia-Romagna la pericolosità delle mareggiate viene considerata nella valutazione quotidiana della criticità costiera per l’emissione del bollettino o allerta meteo regionale. Il rischio maremoto è invece gestito a livello nazionale dal SiAM, il Sistema di Allertamento nazionale per i Maremoti generati da sisma.

La mareggiata

La mareggiata è un evento meteo-marino causato dalla combinazione e interazione delle condizioni meteorologiche, marine e morfologiche che può causare effetti rilevanti su spiaggia e stabilimenti balneari, con allagamenti, erosione costiera e danni alle infrastrutture. 

La natura e l’intensità degli impatti sono determinate oltre che dall’entità e dalla durata delle condizioni meteorologiche e marine, anche dalle diverse caratteristiche morfologiche della costa e dalla sua vulnerabilità in termini di opere, infrastrutture, abitanti e attività che si svolgono sul litorale.

Le condizioni favorevoli allo sviluppo di mareggiate possono essere determinate dal moto ondoso, dal livello del mare oppure da una combinazione dei due parametri. La presenza di vento forte può produrre un significativo aumento del moto ondoso, in relazione sia alla sua intensità che alla direzione: in Emilia-Romagna sono i venti dai quadranti orientali a provocare effetti più rilevanti sul litorale, mentre i venti provenienti da terra generano un aumento del moto ondoso maggiore al largo rispetto alla zona sotto costa. Anche in assenza di vento forte è possibile che si verifichino effetti e danni sul litorale determinati da un innalzamento del solo livello del mare (fenomeno di acqua alta).

Dal punto di vista dell’allertamento, nella nostra regione la criticità costiera (legata alle mareggiate) viene valutata per le zone B2 e D2 e si articola in quattro codici colore, dal verde al rosso, tenendo conto dell’altezza dell’onda sotto costa, del livello del mare e della sua propagazione sul litorale. 

Stimare l’impatto della mareggiata lungo la costa è un’operazione complessa, poiché sono molte le variabili da prendere in esame e quindi non è possibile basarsi solamente su soglie predefinite, ma esistono anche aspetti qualitativi da considerare. Infatti, la vulnerabilità del territorio alle mareggiate aumenta in base a fattori come la presenza di porzioni di spiaggia non protette da dune, l’arretramento progressivo della linea di riva, l’urbanizzazione degli ultimi decenni, l’affluenza turistica e la frequenza e persistenza degli eventi stessi.

Il maremoto

Il maremoto consiste nello spostamento di un elevato volume d’acqua in seguito a forti terremoti con epicentro in prossimità della costa o in mare aperto, oppure per attività vulcanica o frane sottomarine e/o costiere. Si manifesta come un rapido innalzamento del livello del mare o come un vero e proprio muro d’acqua che si abbatte sulle coste, a volte dopo un iniziale e improvviso ritiro del mare, che lascia in secco i porti e le spiagge.

La differenza sostanziale tra le onde del maremoto e quelle comuni legate all’azione del vento consiste nel fatto che queste ultime interessano soltanto la porzione superficiale dell’acqua, senza movimenti significativi in profondità. Le onde del maremoto invece spostano l’intera colonna d’acqua dalla superficie al fondo, con una velocità di propagazione direttamente proporzionale alla profondità del fondale. Per questo motivo hanno molta più forza rispetto alle mareggiate e sono in grado di spingersi nell’entroterra anche per diverse centinaia di metri (addirittura chilometri, se la costa è molto bassa).

Sul nostro territorio regionale è un evento raro e di modesta entità, anche in considerazione delle caratteristiche morfologiche del bacino adriatico, relativamente piccolo e poco profondo. Tuttavia l’elevata sismicità dell’area mediterranea e la presenza di numerosi vulcani attivi anche sommersi espongono le coste italiane al rischio maremoto per cui nel 2017 è stato istituito il SiAM – Sistema di Allertamento nazionale per i Maremoti generati da sisma, articolato su due livelli di allertaarancione (Advisory) e rosso (Watch). Nel SiAM collaborano tre istituzioni: l’Ingv – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che opera attraverso il Cat – Centro Allerta Tsunami, l’Ispra – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e il Dipartimento della Protezione Civile. Il Cat dell’Ingv valuta la possibilità che un terremoto con epicentro in mare o vicino alla costa possa generare un maremoto. Sulla base di queste valutazioni, il Dipartimento della Protezione Civile diffonde i messaggi di allerta con l’obiettivo di attivare, nel minor tempo possibile, il Servizio nazionale di protezione civile e informare la popolazione. I dati mareografici forniti da Ispra consentono, infine, di confermare o meno l’eventuale maremoto.

La piattaforma tecnologica SiAM risponde all’esigenza imposta dai tempi ridotti dell’allertamento con l’attivazione in parallelo e in simultanea delle diverse istituzioni del Servizio nazionale della protezione civile. Questo modello si differenzia dal sistema utilizzato per altre tipologie di rischio, tra cui quello costiero in cui rientra invece la mareggiata, che prevede la diramazione dei messaggi di allertamento tramite le Regioni e/o le Prefetture. Tuttavia il SiAM non raggiunge direttamente la popolazione che deve essere quindi allertata attraverso le modalità definite nel piano di protezione civile comunale, in raccordo con le pianificazioni degli altri livelli territoriali.

Per approfondire:

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