Ricevuta in Vaticano la delegazione dei volontari dell’Emilia-Romagna accompagnati dall’Assessora regionale Irene Priolo

Papa Francesco ha accolto i Volontari del Servizio Nazionale di Protezione Civile in udienza in Vaticano nella sala Clementina del Palazzo Apostolico, nella giornata di ieri 23 maggio, tra i quali era presente anche la delegazione dell’Emilia-Romagna accompagnata dall’Assessora all’ambiente, difesa del suolo e della costa, protezione civile della Regione Emilia-Romagna Irene Priolo.

I volontari presenti oggi in Vaticano, in rappresentanza degli oltre 22.500 iscritti in Emilia-Romagna, fanno parte dei coordinamenti di Ravenna, Rimini, Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Parma, Agesci Emilia-Romagna e Croce Rossa Italiana – Comitato Regionale Emilia-Romagna.

So quanto è benemerita la vostra opera e mi piace ricordare quanto bene avete fatto durante la recente pandemia, soprattutto nelle sue fasi più acute. Vi siete resi disponibili per aiutare le famiglie più fragili; avete svolto servizi di accompagnamento e sicurezza verso anziani e persone vulnerabili; avete assistito tanti che erano malati, poveri o soli a casa. Avete sostenuto la campagna di vaccinazione con competenza e gratuità attraverso l’azione di volontari. Ugualmente non è mancato il vostro impegno per l’assistenza umanitaria e l’accoglienza in Italia dei profughi provenienti dall’Ucraina, specialmente donne e bambini fuggiti da questa guerra assurda. Grazie per quello che avete fatto e che continuate a fare nel silenzio. Il bene non fa rumore ma costruisce il mondo.

Papa Francesco

Dopo aver encomiato l’operato dei volontari il Papa ha voluto condividere con i presenti tre spunti di riflessione e di azione che partono dalla parola che ispira il nostro servizio: protezione. Protezione dall’isolamento sociale, dai disastri ambientali e l’opera di prevenzione.

Vorrei condividere con voi tre spunti di riflessione e di azione, suggeriti dalla parola che ispira il vostro servizio: protezione. Voi siete posti a protezione delle persone più esposte a pericoli e fragilità. Si tratta di una missione che ricorda quella del Buon Samaritano del Vangelo. Dedicate tempo, vi prendete cura e offrite competenze e servizi. Quando questo avviene, la società ne esce migliorata. Il verbo “proteggere” indica il prendersi cura del fratello verso il fratello, una fraternità concreta, il custodire la vita, preservarla, vigilare su di essa.

La “protezione civile” che voi garantite mi fa pensare a questi tre aspetti.

La prima protezione di cui abbiamo bisogno è quella che ci preserva dall’isolamento sociale. È un modo molto importante di dare voce alla speranza. Non dimentichiamo che «la recente pandemia ci ha permesso di recuperare e apprezzare tanti compagni e compagne di viaggio che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. Siamo stati capaci di riconoscere che le nostre vite sono intrecciate e sostenute da persone ordinarie che, senza dubbio, hanno scritto gli avvenimenti decisivi della nostra storia condivisa. Hanno capito che nessuno si salva da solo».

In questa descrizione trovo anche il vostro impegno e la vostra testimonianza. Davvero non ci si salva da soli. Abbiamo bisogno di capire e di vedere che la nostra vita dipende da quella degli altri e che il bene è contagioso. Farsi prossimo dei fratelli ci rende migliori, più disponibili e solidali. E nello stesso tempo la nostra società diventa un po’ più vivibile. Nella misura in cui questi atteggiamenti crescono e si connettono in uno stile di cittadinanza solidale, allora davvero costruiscono una “protezione civile”. Le emergenze di questi anni, legate all’accoglienza dei profughi che fuggono da guerre o da cambiamenti climatici, ricordano quanto sia importante incontrare qualcuno che tende la mano, che offre un sorriso, che spende tempo in modo gratuito, che fa sentire a casa. Ogni guerra segna una resa nei confronti della capacità umana di proteggere. Una smentita di ciò che sta scritto nei solenni impegni delle Nazioni Unite. Perciò San Paolo VI, parlando all’ONU, proclamò: «Mai più la guerra!» (4 ottobre 1965). Lo ripetiamo oggi davanti a ciò che accade in Ucraina, e proteggiamo il sogno di pace della gente, il sacro diritto dei popoli alla pace.

La seconda protezione da promuovere è quella dai disastri ambientali. Ho spesso ricordato un antico detto spagnolo che recita: «Dio perdona sempre, gli uomini perdonano ogni tanto, la natura non perdona mai». I cambiamenti climatici del nostro tempo hanno moltiplicato gli eventi atmosferici estremi, con conseguenze drammatiche per le popolazioni civili. L’impatto è catastrofico per persone che perdono la casa a motivo di esondazioni dei corsi d’acqua, di trombe d’aria, di dissesti idrogeologici. La terra grida! Quando forziamo la mano, la natura mostra il suo volto crudele e l’uomo è schiacciato, costretto a gridare la sua paura. L’intervento della Protezione Civile è stato fondamentale anche in caso di terremoti, a testimonianza della vocazione a proteggere le persone colpite da simili tragedie. La protezione è segno di cura per il territorio che abitate: siete presidio per salvare vite umane e per promuovere le comunità. Siamo chiamati a proteggere il mondo e non a depredarlo.

La terza protezione avviene attraverso la prevenzione. «Ciascuno ama e cura con speciale responsabilità la propria terra e si preoccupa per il proprio Paese, così come ciascuno deve amare e curare la propria casa perché non crolli, dato che non lo faranno i vicini. Anche il bene del mondo richiede che ognuno protegga e ami la propria terra». La prevenzione si può realizzare coinvolgendo i vari soggetti responsabili dell’amministrazione di un territorio. Occorre formare le coscienze perché i beni comuni non siano abbandonati o vadano solo a vantaggio di pochi. E vigilare perché eventi avversi non scatenino disastri irreparabili sulla gente. In senso positivo, è importante educare alla bellezza, a custodire storie di vita e tradizioni, culture ed esperienze sociali. Facendo questo, voi diventate artigiani di speranza, quella virtù che «è audace, sa guardare oltre la comodità personale, le piccole sicurezze e compensazioni che restringono l’orizzonte, per aprirsi a grandi ideali che rendono la vita più bella e dignitosa».

Proteggere è dunque prendersi cura. Sappiamo farlo con tenerezza solo se riconosciamo che noi per primi siamo custoditi. Dio è Padre, si prende cura di noi e non ci lascia mancare il suo amore. Il profeta Isaia ricorda che Dio ci ha disegnato «sulle palme delle sue mani». Non abbandona mai, sempre prende per mano e accompagna, protegge e sostiene. Anche un Salmo ci ricorda che «il Signore protegge i piccoli». Se ci sentiamo custoditi da Lui, impariamo una generosa protezione verso i fratelli e le sorelle, come ci insegnano tanti esempi di santi e sante.

E non vorrei finire senza sottolineare una parola: volontariato. Voi siete volontari. Io ho trovato tre cose in Italia che non ho visto da altre parti. Una di queste tre cose è il forte volontariato del popolo italiano, la forte vocazione al volontariato. È un tesoro: custoditelo! È un tesoro culturale vostro, custoditelo bene!

Papa Francesco

A chiusura dell’incontro Papa Francesco ha incoraggiato i volontari a continuare l’opera di bene tra i più bisognosi accompagnando il saluto con la benedizione a tutti i presenti e alle loro famiglie.

Cari amici, vi incoraggio a continuare la vostra opera di bene tra i più bisognosi, secondo la testimonianza luminosa del vostro patrono San Pio da Pietrelcina. Vi accompagno nella preghiera, benedico tutti voi e le vostre famiglie. E vi chiedo, per favore, di pregare per me, perché questo lavoro non è facile! Grazie.

Papa Francesco

Il volontariato in Emilia-Romagna a servizio della comunità

Un esercito di 22.554 volontari pronto a intervenire in caso di emergenza e impegnato a prepararsi per affrontare ogni calamità. Organizzato in 431 associazioni operative da Piacenza a Rimini, il volontariato è uno dei pilastri sui cui si fonda il sistema di Protezione Civile regionale.

I numeri sono aumentati negli ultimi due anni, in particolare a partire dai primi mesi del 2020, in concomitanza col primo lockdown: per rendere operativi a tutti gli effetti i nuovi iscritti, sono stati organizzati percorsi formativi specifici.

Nei due anni di pandemia sono state 320mila le giornate di lavoro dei volontari impegnati in attività di supporto alle amministrazioni comunali, assistenza alla popolazione e per la campagna vaccinale. Negli ultimi mesi invece, da quando è scoppiato il conflitto in Ucraina (fine febbraio), 362 volontari hanno prestato 927 giornate lavorative in attività – sul territorio regionale – di trasporti, allestimento strutture (gazebo – tende), supporto dei Centri di Coordinamento e distribuzione di beni di prima assistenza; sul territorio nazionale, hanno preso parte a due missioni,  la Polonia-Cracovia (consegna cucina da campo Anpas) e la Medevac (attivazione volontaria Croce Rossa per l’assistenza e la mediazione culturale insieme al team sanitario regionale).

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